Sui libri di storia si studiano solo i grandi eventi. Ma la vita quotidiana nel Medioevo e nel Rinascimento come si svolgeva? Da questa domanda è nato il progetto “Dalla carta alla cucina: la Toscana di ieri e di oggi“ realizzato dal Circolo Arci dell’Isolotto in collaborazione con noi di FairMenti, Chartilia e Giuseppe Castri di Magici Sapori.
Difficile immaginare un mondo senza patate (e i tortelli mugellani?), senza pomodori (e la pappa al pomodoro?), senza la maggior parte dei legumi che conosciamo oggi, senza carta. Eppure il Medioevo era proprio questo: un mondo in cui mancavano molti di quegli elementi che oggi consideriamo parte della nostra tradizione.
Come ha spiegato Luigia Giusto nel suo intervento di venerdì 23 gennaio 2015, “poche persone scrivevano e leggevano, e chi lo faceva lo faceva sulla pergamena o sul papiro“. Per nostra fortuna, visto che “la pergamena è pressoché indistruttibile”, a differenza della carta, che invece nel tempo si deteriora e ha bisogno di continui lavori di restauro.
Ma com’è avvenuto il passaggio dalla pergamena alla carta? In realtà si sa molto poco al riguardo. Di certo nell’antichità la carta esisteva in Cina (dove veniva realizzata dal cotone) e nel mondo arabo. Sono stati proprio gli arabi, durante la loro dominazione in Sicilia, a portarla nel nostro Paese e a diffonderla.
La carta in fibra vegetale in pochissimo tempo ha conquistato il mondo medievale: più economica della pergamena, versatile e duttile, seppur meno resistente, comincia a diffondersi rapidissimamente.
Le prime cartiere toscane sono quelle medicee, spesso vecchi mulini riconvertiti. Tuttavia…manca ancora un passaggio per arrivare alla vera e propria rivoluzione nel mondo della tipografia. Quale? Provate a indovinare, o passate al Circolo dell’Isolotto il prossimo 27 febbraio 2015, quando Luigia Giusto ci racconterà dei grandi cambiamenti successivi al 1455.
Intanto in cucina…nel Medioevo mancavano tutti quei prodotti che i nostri antenati hanno importato dall’America. Patate, pomodori, mais. Cosa c’era allora in tavola? “La tavola nel primo Medioevo era molto semplice- sottolinea Giuseppe Castri– niente posate, niente piatti. Si mangiava con le mani, aiutandosi con altri alimenti”, come illustrano i dipinti dell’epoca.
E’ in questo periodo che nasce uno degli alimenti principi della cucina tradizionale toscana: la ribollita. “Il pane a Firenze era senza sale per via dell’alto costo di questo prezioso bene che i fiorentini dovevano acquistare dalla nemica Pisa. Almeno così racconta la leggenda. Ma era anche il re della tavola- afferma Castri- arricchito spesso con uvetta, rosmarino, miele”. Il pane raffermo però non sempre veniva usato. Ed è proprio qui che nasce la ribollita: “i servi lo recuperavano dalle tavolate e lo inzuppavano nell’unto dei vassoi nei quali i padroni avevano mangiato i piatti succulenti, o nei tegami dove avevano cucinato le loro zuppe e le loro leccornie”.
Ma dopo il 1492 cosa cambia nell’alimentazione dei Toscani? Siete curiosi di saperlo? Anche Giuseppe Castri tornerà il 27 febbraio 2015 con il resto della storia.
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