Gli effetti dell’inquinamento causato dalla combustione del carbone sono tanti e a lungo termine. Ma soprattutto, non riguardano i singoli Stati perché vanno ben oltre i confini nazionali dove si trovano le centrali. E’ questo quanto è emerso dal rapporto “La nuvola scura sull’Europa: come i paesi a carbone fanno ammalare i loro vicini”, realizzato da Health and Environment Alliance (HEAL), Climate Action Network Europe (CAN), WWF e Sandbag e pubblicato a luglio.
Come si legge sul sito del WWF, Lo studio analizza
l’impatto sulla salute dell’inquinamento atmosferico prodotto da tutte le centrali elettriche a carbone UE per i quali i dati sono disponibili (257 centrali su 280)
e rivela che
nel 2013 le emissioni di tali centrali sono state responsabili di oltre 22.900 morti premature, di decine di migliaia di casi di malattie – che vanno da patologie cardiache a bronchiti – e di costi sanitari fino a 62,3 miliardi di euro.
Il rapporto, inoltre, analizza il modo in cui le polveri prodotte dalle centrali a carbone si spostano, andando a impattare non solo sui Paesi in cui le centrali ci sono, ma anche in tutti gli altri.
Il rapporto mostra che ogni centrale a carbone che viene chiusa rappresenta un beneficio importante per la salute non solo di coloro che vivono nelle vicinanze, ma anche per quelli all’estero: il piano di graduale abbandono del carbone entro il 2025 messo in atto nel Regno Unito potrebbe salvare fino a 2.870 vite ogni anno -di cui più di 1.300 nell’ Europa continentale.
Da non sottovalutare, poi, che la combustione del carbone è una delle maggiori minacce per il cambiamento climatico
:
il report mostra quanto pesino proprio le emissioni di CO2 degli impianti a carbone in Europa e stila la lista dei peggiori 30 nella quale figurano due impianti italiani che si collocano rispettivamente all’ottavo e al dodicesimo posto. Si tratta rispettivamente della centrale Federico II di Brindisi (in Puglia) e della centrale di Torrevaldaliga Nord (nel Lazio).
Il WWF ricorda che in Italia esiste ancora una decina di impianti a carbone attivi che forniscono circa il 13% del fabbisogno elettrico nazionale ma che pesano per quasi il 40% sulle emissioni di CO2.
Come commentato dal responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, con questo studio viene dimostrato come l’abbandono del carbone da parte di tutta l’Unione Europea avrebbe effetti positivi sia sulla salute dei cittadini che sul clima. Per questo noi tutti (associazioni, singoli cittadini, gruppi informali) dovremmo chiedere alle istituzioni locali, nazionali ed europee di aumentare i loro sforzi per chiudere con le fonti fossili e non rinnovabili e passare il più rapidamente possibile a una produzione di energia esclusivamente da fonti rinnovabili.
Per approfondire ecco il report completo:
La nuvola scura sull’Europa