L’economia della felicità: il convegno a Firenze

decrescita star bene

Uscito nel 2011, il documentario “L’Economia della felicità” ha fatto il giro del mondo, dando vita a un progetto di mobilitazione globale che mette insieme tutti coloro che sono interessati ad agire per salvare il pianeta e per conquistare il proprio benessere.
Come affermano da tempo gli attivisti del Movimento della Decrescita felice, alcuni economisti, ambientalisti, sociologi, psicologi, cittadini e liberi pensatori, l’economia basata sul profitto e sulla continua crescita causa instabilità, scarsità, competizione, e va a intaccare il tessuto di comunità, producendo distruzione e infelicità su larga scala.

Ma è questo il mondo che vogliamo? Ci sono alternative? Sì, ci sono, ed è quello che il convegno “L’economia della felicità” vuole dimostrare ancora una volta parlandoci di un nuovo modello economico che si basa sul locale, sul km zero e sulla felicità.

L’appuntamento è per il 2 ottobre 2016 al Teatro Verdi di Firenze. Gli ospiti saranno tantissimi, tutti di fama internazionale, per aumentare la nostra consapevolezza riguardo alle verità nascoste dell’economia globale e incoraggiare lo sviluppo di nuovi approcci d’insieme all’attuale crisi ecologica, sociale ed economica.

Qualche giorno fa lo staff di FairMenti ha incontrato la dott.ssa Gloria Germani, attivista del Movimento della Decrescita Felice di Firenze, filosofa oriente e occidente, e autrice di un libro su Tiziano Terzani, che ci ha raccontato qualche particolare in più sul convegno.

Partiamo da un elemento fondamentale: cosa si intende per economia della felicità?
La definizione “economia della felicità” parte proprio dal documentario di Helena Norberg-Hodge, ed è agli antipodi dell’economia classica che attualmente governa il mondo. Ci sono 8 scomode verità che non vengono mai dette ma che hanno a che fare con la globalizzazione, l’economia e la crescita come misuratore del benessere:
1° Ci rendono infelici;
2° Alimentano il senso di insicurezza personale e l’instabilità;
3° Distruggono le risorse naturali;
4° Accelerano i cambiamenti climatici;
5° Distruggono il lavoro;
6° Aumentano i conflitti;
7° Consegnano il mondo a poche multinazionali che influenzano la nostra vita senza che ce ne rendiamo realmente conto;
8° Sono basati su una falsa spiegazione: cioè che il benessere si misura con la crescita.
Ci sono alternative? Sì, e queste alternative sono rappresentate dall’economia della felicità, basata sul territorio, sul locale, sulle relazioni di vicinanza tra le persone. Nel mondo globalizzato spesso non abbiamo la percezione reale degli effetti a breve e medio termine che hanno le nostre azioni, quanto sfruttamento e inquinamento comportano. In un’economia che si basa sul locale la persona può avere un contatto diretto con tutti coloro che sono implicati nel processo produttivo, e di conseguenza avere la chiara percezione dei rapporti causa-effetto delle relazioni economiche e commerciali.
Come diceva l’economista Fritz Schumacher, “piccolo è bello”, riferendosi proprio all’economia, alla produzione e allo sfruttamento delle risorse. Le sue teorie sull’economia buddista sono poco studiate perché mettono in discussione il sistema di riferimento così come fa anche l’economia gandhiana e perché sottolineano come sia più funzionale per l’ambiente e per l’uomo un’economia su scala locale, per quanto possibile, piuttosto che una su scala mondiale che fa arricchire pochi e impoverire molti. L’economia della felicità si contrappone a quella capitalista proprio perché si basa sul piccolo, sulla persona, mette al centro l’individuo.

E perché è importante parlarne oggi?
Nel 2011, quando è uscito il film, tutto quello di cui parlava sembrava quasi fantascientifico, ma oggi ne viviamo gli effetti sulla nostra pelle. Inoltre oggi c’è molto interesse verso questi temi. Le persone sono stanche di sentirsi ripetere sempre le stesse cose, per cui è questo il momento per parlare delle soluzioni alternative, che ci sono, e non sono così poche e così isolate come spesso vogliono farci credere. La crisi dell’economia classica è in atto ormai dal 2007, ed è una crisi che ricorda quella del ’29. E nonostante ci stiano bombardando di pubblicità, la nostra economia non riparte. Forse allora qualcosa non sta funzionando, e la gente lo sa, per cui bisogna cominciare a discutere di modelli e stili di vita sostenibili per la società e per l’ambiente.

Molto spesso il passaggio dalla teoria all’azione è complesso. Quali sono le cose che può fare il singolo cittadino per reagire?
Esistono già miriadi di gruppi e associazioni che si stanno muovendo in una direzione diversa, e questo anche se non trovano spazio sulle pagine dei giornali. Il ritorno alla terra, il cohousing, gli ecovillaggi, la riscoperta delle relazioni sociali, i gas…in Italia ci sono tantissime realtà di questo tipo che possono ribaltare lo status quo, che favorisce le grandi aziende e le multinazionali, rendendo difficile la vita delle piccole aziende. Quello del 2 ottobre sarà l’VIII edizione del Convegno sull’Economia della Felicità e Helena Norberg-Hodge ha voluto farlo proprio in Italia perché qui c’è terreno molto fertile e c’è molto interesse sull’argomento.

Il convegno è realizzato con il contributo di associazioni che volontariamente e a titolo gratuito danno il loro sostegno all’iniziativa. Ma soprattutto, è possibile grazie al contributo che ognuno di noi può dare attraverso il crowdfunding dal sito Produzioni dal Basso. Fai anche tu la tua offerta cliccando QUI.

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